Milo Manara nasce a Luson, un piccolo paese di montagna in provincia di Bolzano, il 12 settembre 1945. In famiglia lavorano entrambi i genitori, così Manara e i fratelli, per essere autosufficienti, fanno lavoretti sin da adolescenti (dall’età di dodici anni Manara realizza pannelli decorativi su commissione). Seguendo le sue inclinazioni naturali, si diploma in un liceo artistico privato. Si trasferisce a Verona dove inizia a lavorare come assistente del noto scultore spagnolo Miguel Ortiz Berrocal e, nello stesso periodo, si iscrive alla Facoltà di Architettura a Venezia. Insieme ad altri artisti, tra cui il pittore Emilio Vedova, durante i movimenti del ’68, contesta in maniera netta la Biennale di Venezia. In questa fase Manara riflette molto sul ruolo sociale delle arti figurative, dove, dall’avvento della Pop Art nel 1963, si assiste ad un repentino mutamento dello spazio dell’artista, una vera e propria fuga dell’arte dal suo centro prestabilito verso altre direzioni imprevedibili e smaterializzanti. Tra gli anni ’60 e ’70 si diffondono numerose “neoavanguardie” artistiche (la Body Art, la Minimal Art, l’Arte povera, l’Arte concettuale, l’Arte cinetica, la Land Art, gli Happening), che minano le fondamenta canoniche dell’arte figurativa.
Manara, come tutti gli artisti, non è indifferente ai cambiamenti del mondo che lo circonda, bensì ne trae spunto e riflessioni. Improvvisamente, grazie alla moglie francese di Berrocal, che porta con sé da Parigi le ultime novità della bande dessinée, come i volumi della Barbarella di Forest o di Jodelle e Pravda di Guy Peellaert, Manara scopre il Fumetto, di cui non era mai stato, durante l’infanzia o l’adolescenza, un appassionato, anche a causa delle proibizioni materne. Ciò che lo affascina è il carattere di produzione in serie del medium, che lo discosta dall’unicità dell’opera d’arte pittorica per apparentarlo molto di più alla letteratura, anche come fruibilità del pubblico di massa, per l’accessibilità dei prezzi. Manara vede nel fumetto la possibilità di costruire un proprio ruolo nella società, anche grazie a un rapporto con la retribuzione, nel campo editoriale rispetto a quello artistico, più onesto e aderente alla realtà economica che lo circonda; decide pertanto di provare a cimentarsi con questo linguaggio, allontanandosi dalla pittura più classica per abbracciare una cultura di massa, vicina al popolo (di quel periodo è il suo quadro in cui raffigura se stesso intento a dare un calcio ad una mucca, che rappresenta proprio l’arte figurativa).
Sul finire degli anni ’60 a Milano inizia a muovere i primi passi nell’editoria a fumetti, conosce Mario Gomboli, già attivo nel campo con lo sceneggiatore Alfredo Castelli, e sarà proprio Gomboli a presentargli l’editore Furio Viano, che farà debuttare Manara come autore di storie erotico-poliziesche sulla collana “Genius”. Nato in prima battuta come un fotoromanzo, Genius (ennesimo giustiziere mascherato creato sulla scia di Diabolik) si trasforma in fumetto a partire dall’episodio “Il morso della lupa”, che debutterà nelle edicole il 15 settembre del 1969, proprio con i disegni di Milo Manara.
Poco dopo toccherà a Jolanda de Almaviva, serie sexy di grande successo. Il ciclo piratesco di Jolanda resterà in edicola tra il 1970 e il 1974; Manara farà il suo esordio con il n. 14, uscito nel maggio del 1971. Nel frattempo Manara lascia gli studi universitari; con l’intercessione di Castelli avvia la collaborazione con il Corriere dei Ragazzi, storico settimanale del Corriere della Sera, dove disegna una serie di fumetti sceneggiati da Mino Milani, in cui vengono processati i grandi personaggi storici, La parola alla giuria. Nello stesso periodo, sui testi di Alfredo Castelli e Mario Gomboli, realizza Un fascio di bombe, fumetto sulla strategia della tensione nelle stragi di Stato. Subito dopo, assieme a Silverio Pisu, con cui aveva fondato la rivista satirica Telerompo, Manara dà vita a due opere significative per la sua maturazione: Lo Scimmiotto e Alessio, il borghese rivoluzionario, che segnano il suo debutto nel fumetto d’autore. Collabora con la casa editrice francese Larousse, per cui realizza alcune storie inserite nelle raccolte L’Histoire de France en bandes dessinées, La decouverte du monde e L’Histoire de la Chine. In questi anni matura un suo stile personale a partire dal confronto produttivo con l’opera di un grande maestro della Nona arte dell’epoca: Jean Giraud / Moebius.
Nel 1978 crea il suo primo personaggio di successo e ne sceneggia, per la prima volta, anche la storia, pubblicata in prima battuta in Francia dalla rivista (A SUIVRE): HP e Giuseppe Bergman, dove “HP” è un chiaro riferimento al suo maestro e mentore Hugo Pratt, trasformato in uno dei protagonisti del racconto; negli anni a seguire, Manara pubblica altri episodi dedicati a Giuseppe Bergman, che fisionomicamente ha le fattezze dell’autore e di Alain Delon (al quale pare che molte ragazze lo paragonassero). In Italia verrà pubblicato con successo a partire dai primi mesi del 1980 sul primo numero di Totem, rivista edita da Roberto Rocca.
Tra la fine del decennio e i primi anni Ottanta partecipa alla realizzazione della Storia d’Italia a fumetti di Enzo Biagi e crea, su commissione della rivista Playmen, Il Gioco, storia ad alta densità erotica che dà un successo a livello mondiale, straordinario e inatteso, a Manara (da Il Gioco, campione di incassi in Francia, dove uscirà con il titolo di Le Déclic vendendo più di un milione di copie, verrà tratto anche un lungometraggio, con la bella Florence Guérin nel ruolo di Claudia). Da questo momento in poi la carriera di Manara vira decisamente verso una produzione erotica.
Di questo periodo è anche il primo di due lavori su testi di Hugo Pratt, per il quale disegna due storie fondamentali per la sua carriera e per il fumetto d’avventura italiano: Tutto ricominciò con un’estate indiana, pubblicata a puntate dalla rivista Corto Maltese dal 1983 al 1985, seguita da El Gaucho, pubblicata da Il Grifo dal 1991 al 1995. La prima, ambientata a New Canaan, ricostruisce, con grande accuratezza storica, l’epoca coloniale americana del XVII secolo, e narra della difficile convivenza fra un villaggio puritano fondato dai coloni inglesi e la comunità di nativi americani della tribù di Squando. Con El Gaucho invece, Pratt e Manara conducono il lettore in Argentina agli inizi dell’Ottocento, mentre la flotta della marina inglese tenta di conquistare Buenos Aires agli spagnoli. In questo scenario si intrecceranno le vicende del tamburino inglese Tom Browne e della bella pescivendola irlandese Molly Malone, costretta dalla miseria al mestiere di prostituta a bordo dell’Encounter, una nave bordello.
Nel 1981 esce un’altra storia importante per Manara, questa volta di ambientazione western, pubblicata ancora in Francia dalla rivista Pilote: L’uomo di carta. La storia, scritta e sceneggiata da Manara, uscirà in Italia quasi in contemporanea sulla rivista Pilot. Su sceneggiatura di Castelli, Manara disegna poi L’uomo delle nevi, per la collana “Un uomo, un’avventura”, edita da Cepim, oggi Sergio Bonelli Editore. Subito dopo crea Miele, forse il suo personaggio femminile più famoso, protagonista dei volumi Il profumo dell’invisibile e di sei storie brevi intitolate Candid Camera.
Nel 1987 inizia la collaborazione con Federico Fellini, grazie a Vincenzo Mollica che li fa materialmente conoscere qualche tempo prima. Il grande maestro riminese, al quale Manara aveva dedicato una storia breve, Senza Titolo, lo aveva molto influenzato, soprattutto con 8 e ½. In seguito al loro incontro, Fellini gli chiede le illustrazioni per una sceneggiatura che pubblica sul Corriere della Sera. Da qui Manara, con il consenso del regista, trasforma il testo di Fellini in uno straordinario fumetto, Viaggio a Tulum, apparso su Corto Maltese. Il rapporto tra i due si consolida: Fellini riprende uno dei suoi progetti più personali e insieme danno vita a Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet, pubblicato da Il Grifo, rivista diretta dallo stesso Vincenzo Mollica. Manara realizza inoltre i manifesti dei film di Fellini Intervista e La voce della luna.
All’inizio degli anni Novanta, realizza le tavole a fumetti del Cristoforo Colombo di Enzo Biagi. In questo periodo tra le tante collaborazioni internazionali illustra un libro di racconti di Pedro Almodovar, El fuego y las entrañas. Illustra anche Fantasex, raccolta di racconti di erotismo e fantascienza, cui fa seguito la trasposizione fumettistica di tre classici della letteratura: Gulliveriana, Kamasutra e L’asino d’oro. Disegna poi tre storie di carattere sociale: Ballata in Si bemolle, dedicata al tema dell’usura, Rivoluzione, sull’imbarbarimento generato dalla televisione, e Tre ragazze nella rete, ispirata al mondo di internet. Il decennio si chiude con il ritorno di Giuseppe Bergman con quella che si può considerare una delle sue storie più belle, A riveder le stelle – Le avventure metropolitane di Giuseppe Bergman, riflessione sull’arte all’inizio del nuovo millennio, attraverso il ricordo di tre grandi amici scomparsi: Andrea Pazienza, Federico Fellini, Hugo Pratt.
Dopo tante pubblicazioni in Francia è la volta degli Stati Uniti; grazie ad una collaborazione con la DC Comics, per la sua etichetta più autoriale Vertigo, Manara realizza la storia di Desiderio, inclusa nel volume Sandman – Notti Eterne di Neil Gaiman. Qualche anno dopo, anche la Marvel Comics commissiona un lavoro a Manara: in coppia con Chris Claremont, nasce una storia degli X-Men, X-Men: Ragazze in fuga. Negli anni a venire il rapporto con la “Casa delle Idee” continuerà con la produzione di numerose copertine variant molto ricercate con protagoniste le più importanti eroine dell’universo Marvel, da Black Widow a Gamora, passando per la versione femminile di Thor per arrivare alla tanto chiacchierata cover di Spider-Woman.
Realizza 46, una storia a fumetti tra sogno e realtà su Valentino Rossi, che prende il titolo dal numero della moto del campione italiano, pubblicata su Rolling Stones e poi in volume; mentre su sceneggiatura di Vincenzo Cerami, al suo esordio nella scrittura di un fumetto, pubblica Gli occhi di Pandora. Dall’inizio degli anni Duemila, Manara lavora al progetto Il pittore e la modella, un viaggio nella storia dell’arte pittorica a partire dal rapporto pittore-modella.
Su testi del poliedrico autore cileno Alejandro Jodorowsky disegna poi un fumetto sull’influente e turbolenta casata dei Borgia, in quattro puntate, tra il 2004 e il 2010.
Con l’espandersi della comunicazione multimediale, l’attività di Manara si diversifica orientandosi anche verso la realizzazione di storyboard e la consulenza per campagne pubblicitarie, come quelle per Chanel, per lo spot firmato da Luc Besson, Sisley, Fastweb, Eminence, Permaflex, Yamamay e Lavazza. Sono da ricordare anche i contributi a progetti realizzati per Internet e il computer, come Gulliveriana, un cd-rom su una sua storia, seguito da Il gioco del Kamasutra, un adventure per pc in vari livelli.
Tra le varie collaborazioni come illustratore, non si possono dimenticare la realizzazione del manifesto per La fortuna di Cookie di Robert Altman, la lunga collaborazione con Repubblica Auto, le copertine e i disegni per L’Espresso e Panorama, le illustrazioni per Ciak, le cover per i dischi, tra gli altri, di Lucio Dalla, Enzo Avitabile, Riccardo Cocciante, David Riondino, Grazia De Marchi e per il disco Kufia del Coro di Al Aqsa, i disegni sui film di Fellini per Costa Crociere, i manifesti per festival di fumetti e spettacoli teatrali, come l’affiche per il Falstaff e Tristano e Isotta al Teatro San Carlo di Napoli, le illustrazioni per Iris e lo sceicco di Lina Wertmüller, L’arte della sculacciata di Jean-Pierre Enard, Aphrodite di Pierre Louÿs, L’uccello del Sole di Wilbur Smith e l’anonimo romanzo epistolare Lettere di una monaca portoghese. Su testi di Rudolph Angermüller, realizza Péntiti! sulla celebre trilogia di Mozart – Da Ponte (Don Giovanni, Così fan tutte, Le nozze di Figaro), per le celebrazioni dei 250 anni della nascita del grande musicista salisburghese, e le illustrazioni che accompagnano lo spettacolo teatrale Il Trombettiere Riondino.
Nel 2008 Manara sigla un accordo di esclusiva con COMICON (Salone Internazionale del Fumetto e dell’Animazione, nato nel 1998) per la cura e la gestione di tutte le sue mostre, in Italia e all’estero, dopo la prima grande mostra realizzata nel 2002 a Napoli; in conseguenza dell’accordo, negli ultimi anni moltissimi sono stati gli eventi, le mostre, i festival a cui Manara ha partecipato in tutto il mondo, dal Brasile, alla Francia, alla Germania, al Belgio, alla Polonia, alla Norvegia e fino alla Corea del Sud.
Dopo numerosi premi e riconoscimenti internazionali, il 20 febbraio 2009 l’Accademia di Belle Arti di Macerata gli ha conferito il titolo accademico Honoris Causa. Nel 2015 pubblica per Panini Comics il primo volume di un progetto fortemente ambizioso legato alla figura del Caravaggio intitolato La tavolozza e la spada. Il volume, presentato in anteprima durante la XVII edizione di COMICON, ha riscosso un successo istantaneo. Il maestro di Luson ha dedicato molti anni all’approfondimento e lo studio del contesto storico nel quale si muoveva il Caravaggio, così da restituire delle tavole con un’ambientazione e dei personaggi quanto più curati e fedeli possibili. La seconda parte dell’opera, La Grazia, in uscita nel 2019 sempre per Panini Comics, concluderà le avventure del grande Michelangelo Merisi.
Il futuro per Manara è una pagina bianca, e siamo certi che non resterà tale a lungo…